I miracoli di Gesù

(098)

La donna lebbrosa guarita (Rosa di Gerico) (da 360.11 a 360.14)

Lo Zelote si rialza e viene sollecito verso Gesù. Dice: "Maestro, una sorella lebbrosa. Non so se è morta. Non direi. Mi sembra che il cuore batta ancora."
"L'hai toccata?!" urlano molti, scostandosi.
"Sì. Non ho paura della lebbra da quando sono di Gesù. E ho pietà perchè so cosa è l'essere lebbroso. Forse l'infelice è stata colpita perchè sanguina al capo. Forse era scesa in cerca di cibo. E' tremendo, sapete, morire di fame e dovere sfidare gli uomini per avere un pane."
"E' molto sciupata?"
"No. Anzi non so come è fra i lebbrosi. Non ha scaglie nè piaghe. Forse lo è da poco. Vieni, Maestro. Te ne prego. Come per me abbi pietà della sorella lebbrosa!"
"Andiamo. Datemi pane, formaggio e quel poco di vino che ancora abbiamo."
"Non la farai bere dove noi beviamo!" urla terrorizzato l'Iscariota.
"Non temere. Beverà nella mia mano. Vieni, Simone."
Vanno avanti... ma la curiosità manda avanti anche gli altri. Senza più noia per l'acqua che è fra il fogliame e che piove sulle teste dai rami scossi, nè del musco zuppo, salgono sulla costa per vedere senza essere vicino alla donna. E vedono che Gesù si china, la prende per le ascelle e la trascina seduta contro un masso. La testa pende come fosse morta.
"Simone, rovesciale il capo chè le possa far scendere in gola un po' di vino."
Lo Zelote ubbidisce senza paura e Gesù, tenendo alta la zucchetta, fa cadere delle stille di vino fra le labbra socchiuse e livide. E dice: "E' gelata, l'infelice! Ed è tutta bagnata."
"Se non era lebbrosa la potevamo portare dove fummo noi" dice impietosito Andrea.
"Ci mancherebbe altro!" scatta Giuda.
"Ma se non è lebbrosa! Non ha segno di lebbra."
"Ha la veste. Basta quella."
Il vino agisce intanto. La donna ha un sospiro stanco. Gesù gliene cola in bocca un sorso vedendo che lo inghiotte. La donna apre due occhi annebbiati e spaventati. Vede degli uomini. Tenta alzarsi e fuggire gridando: "Sono infetta! Sono Infetta!" Ma le forze non la soccorrono. Si copre il volto con le mani gemendo: "Non mi lapidate! Sono scesa perchè ho fame... Sono tre giorni che nessuno mi getta nulla..."
"Qui c'è pane e formaggio. Mangia. Non avere paura. Bevi un po' di vino dalla mia mano" dice Gesù versandosi nel cavo della mano un po' di vino e dandoglielo.
"Ma non hai paura?" dice l'infelice sbalordita.
"Non ho paura" risponde Gesù. E sorride alzandosi in piedi, ma restando presso la donna che mangia avida il pane e il formaggio. Pare una belva affamata. Ansa perfino nell'ansia di nutrirsi.
Poi, sedata l'animalità delle viscere vuote, si guarda intorno... Conta a voce alta: "Uno... due... tre... tredici.... Ma allora? Oh! chi è il Nazareno? Tu, non è vero? Solo Tu puoi avere pietà di una lebbrosa, come hai avuto!..." La donna si pone in ginocchio a fatica per la debolezza.
"Sono Io, sì. Che vuoi? Guarire?"
"Anche... Ma prima devo dirti una cosa... Io sapevo di Te. Me ne avevano parlato alcuni passanti tanto tempo fa... Tanto? No. Era l'autunno. Ma per un lebbroso... ogni giorno è un anno.... Avrei voluto vederti. Ma come potevo venire in Giudea, in Galilea? Mi chiamano <lebbrosa>. Ma non ho che una piaga sul petto, e me l'ha data il marito che mi ha preso vergine e sana e sano non era. Ma è un grande... e tutto può. Anche dire che io l'avevo tradito venendo a lui malata, e ripudiarmi così, per prendere un'altra donna di cui era invaghito. Mi ha denunciata per lebbrosa, e perchè volli scolparmi fui presa a sassate. Era giusto, Signore? Ieri sera un uomo è passato da Betjacob avvisando che Tu venivi e dicendo di venirti incontro per cacciarti. Io c'ero... Discesa fino alle case perchè avevo fame. Avrei frugato nei letamai per sfamarmi.... Io che ero una <signora> avrei cercato strappare al pollame un poco di impasto inacidito...."
Piange... Poi riprende: "L'ansia di trovarti, per Te, per dirti: <Fuggi>; per me, per dirti: <Pietà!>; mi ha fatto dimenticare che, contrariamente alla legge nostra, cani, porci e polli vivono presso le case d'Israele ma che il lebbroso non può scendere a chiedere un pane, neppure se è una che di lebbrosa ha solo il nome. E mi sono fatta avanti, chiedendo dove eri. Non mi hanno vista subito nell'ombra, e mi hanno detto: <Sale per l'argine del fiume>. Ma poi mi hanno vista e mi hanno dato pietre per pane. Sono corsa via nella notte, per venire incontro a Te, per sfuggire i cani. Avevo fame, avevo freddo, avevo paura. Sono caduta dove mi hai trovata. Qui. Ho creduto di morire. Invece ho trovato Te. Signore, non sono lebbrosa. Ma questa piaga qui alla mammella mi impedisce di tornare tra i viventi. Io non chiedo di tornare Rosa di Gerico come al tempo del padre mio, ma almeno di vivere fra gli uomini e seguire Te. Quelli che mi hanno parlato in ottobre hanno detto che Tu hai discepole e che con loro eri... Ma prima salvati Tu. Non morire, Tu che sei buono!"
"Io non morirò finchè non è il mio tempo. Va' là, a quel masso. Vi è una grotta sicura. Riposati, e poi va' dal sacerdote."
"Perchè, Signore?" la donna trema d'ansia.
Gesù sorride: "Torna la Rosa di Gerico che fiorisce nel deserto e che è sempre viva anche se pare morta. La tua fede ti ha guarita."
La donna socchiude la veste sul petto, guarda e grida: "Più niente! Oh! Signore, mio Dio!" e cade fronte a terra.